Il progetto hỳbris nasce dalla riflessione dell’artista Guy Lydster sull’Antropocene, ossia sull’attuale epoca geologica in cui per la prima volta nella storia della Terra l’attività umana ha inciso in maniera così radicale da provocare cambiamenti profondi e irreversibili su larga scala. Tali mutamenti ‘strutturali’, causati principalmente dalle attività industriali, dall’urbanizzazione selvaggia, dall’agricoltura intensiva e dalla estrazione delle risorse naturali, sono il frutto di un modello culturale egoico e miope, incapace di fermarsi persino davanti alla evidente deriva dissipatrice e autodistruttiva del suo agire.
Guy Lydster affronta tale tema proponendo una monumentale tetralogia sviluppata lungo un percorso segnato da quattro ‘stazioni’ strettamente legate fra di loro da un costrutto narratologico in cui il conflitto fra Uomo e Natura si reifica in uno scontro culturale fra passato, presente e futuro.
Nella prima stazione, infatti, un’ombra scura (il pittogramma dell’Uomo) saluta fiero il sopraggiungere di una minacciosa onda magmatica (la Natura), la quale avanza sui resti di una civiltà classica simbolo di una sorta di aurea aetas, un tempo mitico di prosperità e abbondanza in cui non esistevano né leggi, né proprietà privata, non c’era odio tra gli individui e in cui non esisteva la guerra.
Nella seconda, invece, un enorme volto induce al silenzio, a un atto di ipocrita omertà nei confronti dell’odierna opera di sfruttamento e devastazione compiuta dal novello Prometeo in preda a una sempre più avida volontà di potenza.
Nella terza stazione l’ombra scura tiene in mano il Mondo in segno di sfida nei confronti del magma divoratore sempre più incipiente. È questa la rappresentazione più drammatica della “tracotanza” dell’essere umano, l’hỳbris appunto, alla quale, però, non può che seguire una inevitabile sconfitta.
Nell’ultima stazione, infatti, l’uomo, vittima della sua stessa arroganza e della cieca fiducia nelle proprie forze, è sopraffatto dalla Natura la quale, dopo avere eliminato il suo ‘male’ fagocitandolo e buttandolo alla deriva di un deserto sterile, si riprende il suo posto pronta (forse) a ripartire.
Giuseppe Virelli
Un’esposizione d’arte può richiedere un luogo particolarmente significativo per il suo allestimento.
A tal fine, l’associazione Il Campone ha scelto per il progetto hỳbris uno spazio specifico, improntato alla bellezza e vocato al principio ideale di cura del territorio e degli spazi umani, in risposta al modello culturale oggi imperante.
Lo studio VAAM Architettura, che persegue tale principio attraverso il lavoro di Veronica Alemagna ed Alfredo Meneghetti, è dunque il luogo ideale ove collocare le opere di Guy Lydster.
Paolo Quartapelle
PROMOSSO DA: Associazione Il Campone
IN COLLABORAZIONE CON: VAAM architettura
LUOGO: VAAM architettura, Via Libia, 20/2, 40138 Bologna BO
OPENING: 26 gennaio 2024 ore 18.00
DATE E ORARI:
29 gennaio a giovedì 1 febbraio dalle 15.00 alle 18.00
Venerdì 2 febbraio dalle 15.00 alle 20.00
Sabato (White Night), dalle 15.00 alle 24.00
Domenica 4 febbraio dalle 10 alle 13.00
INFO e contatti
info@ilcampone.it | 3284219116 | il campone
Ufficio Stampa
Sara Papini | 3463941414 | saratraumer23@gmail.com
JULIET ART MAGAZINE